Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Bisogna scegliere nella vita tra il guadagnare denaro e lo spenderlo.
Non si ha il tempo per fare tutt'e due le cose.
(Edouard Bourdet)
Durante i mesi di Marzo e Aprile abbiamo incontrato giovani iscritti alla Fit-Cisl di Torino, con cui già avevamo collaborato nella raccolta dei questionari della Campagna d’Azione “Tutto il resto”. Insieme, oltre a confrontarci su come è stata vissuta personalmente e dai colleghi la proposta del questionario, abbiamo discusso su cosa ci dicono i dati raccolti.
Come sempre è stato interessante partire dai risultati della ricerca per riflettere su ciò che accade nella nostra vita. In particolare il loro lavoro, che li porta ad avere direttamente una grossa responsabilità sulla vita di altri (per macchinisti, manutentori delle linee, …) ci ha portato a soffermarci su cosa significano responsabilità e lavoro faticoso.
Facevano infatti presente come alla domanda del questionario “secondo te chi deve essere pagato di più” le opzioni “chi ha più responsabilità” e “chi svolge un lavoro faticoso” non possono essere interpretata solo come chi nello svolgere il proprio lavoro ha una grossa responsabilità per l’azienda (capo-ufficio, capo-area, direttore, …) o svolge un lavoro fisicamente faticoso, ma anche chi come semplice operatore, con un suo sbaglio può mettere a repentaglio la vita di altri, perché questo significa un grosso carico di preoccupazioni e quindi di stress.
La speranza è ora di poter proseguire l’interessante confronto iniziato incontrandosi ancora.
Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla.
Comprano dai mercati le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercati di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami.
A. de Saint-Exupèry dal Piccolo Principe
Per coloro che non sono capaci di credere, ci sono i riti; per coloro che non sono capaci di ispirare rispetto da sé, c'è l'etichetta; per coloro che non sanno vestirsi, c'è la moda; per coloro che non sanno creare, ci sono le convenzioni e i clichés. Ecco perché i burocrati amano i cerimoniali, i preti i riti, i piccoli borghesi le convenienze sociali, i bellimbusti la moda, e gli attori le convenzioni teatrali, gli stereotipi e un intero rituale di azioni sceniche.
Stanislavskij, (Konstantin Sergeevic, regista russo, 1863-1938)
Presentati a Padova i risultati della ricerca nazionale realizzata dalla Gi.O.C. (Gioventù Operaia Cristiana) con il supporto della Fondazione Nord Est che ha coinvolto un campione di 3.000 giovani di età compresa fra i 15 e i 35 anni in Italia.
Il lavoro continua ad essere uno fra gli aspetti più importanti della vita (94,7%) assieme alla famiglia e alle amicizie. Tuttavia, proprio la possibilità di avere un lavoro precario costituisce la prima preoccupazione per il futuro (24,9%).
Il 62,3% dei rispondenti ritiene che il salario debba essere definito sulla base di una serie di riferimenti meritocratici (competenze possedute, responsabilità assunte, titolo di studio conseguito). Allo stesso tempo però l’87,8% ritiene che la società debba sostenere in particolare le persone più deboli e svantaggiate.
Al di là delle discussioni più spesso disancorate dai fenomeni reali, i giovani si muovono lungo atteggiamenti che un tempo sarebbero stati ritenuti opposti, inconciliabili. Sul lavoro auspicano che venga premiata la professionalità, la capacità delle persone. Esprimono in larga misura una visione di natura meritocratica. Ma, quando spostiamo il piano dal lavoro a quello della giustizia sociale, è la propensione solidaristica a prevalere. Dove è necessario garantire a tutti pari opportunità di partenza, dove è necessario sostenere i più deboli. Di tutto ciò si deve fare carico l’intera società.
Per maggiori informazioni: Giovani e lavoro: sala stampa
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