Radio - estensioni

Imparare a raccontarsi e scoprire se stessi attraverso l'uso dei mezzi di comunicazione a noi più noti: radio e televisione. Un esperto ci aiuta a capire come risvegliare la voglia di svelarsi.

Abbiamo incontrato Alberto Gozzi, docente della Facoltà di Lettere e Filosofia di Torino a Scienze della Comunicazione. Insegna Linguaggio Radiofonico.

L'idea da cui partono radio e televisione sono molto semplici: la voglia di raccontare qualcosa che piace ed uno strumento -registratore, videocamera- tutto sommato facile da reperire..
Il principio della radio non è che la registrazione di più voci, suoni, rumori su un supporto magnetico. Anche senza un emittente che ce lo trasmetta, possiamo invitare 10 amici cui fare ascoltare quello che abbiamo fatto. È un linguaggio immediato. Oggi è semplice anche girare un video, pur se un po' più costoso. Il problema è prendere consapevolezza di sé, del fatto che si sta usando un mezzo per raccontare quel che si vuole.

Per quale motivo un giovane dovrebbe registrarsi?
Trovarsi davanti al microfono per dire quello che si vuole a sé o per farsi ascoltare è riscoprire il piacere di raccontarsi, indagarsi. In un secondo momento, poi, si scoprirebbe che un lavoro ancora più complesso si può fare in due o tre. Da un fase individualistica passiamo ad una relazione con l'altro, elaboriamo un progetto, per andare poi a registrare e coinvolgere degli altri. Creiamo un'esperienza associativa.

Ma i giovani hanno voglia di raccontarsi?
È difficile perché il racconto-confronto è nevralgico. Occorre accompagnare questo percorso con delle strategie. La nostra società non vuole comunicare, teniamo le distanze da tutti e frequentiamo posti come pub e discoteche per stare insieme "senza stare insieme". Il passaggio ad un rapporto vero è difficile e graduale. Per questo potrebbe essere più semplice iniziare facendo un video, che è uno strumento con un linguaggio più esterno. L'immagine maschera e crea una rappresentazione, mentre la radio ha una dimensione coscienziale: attraverso il nastro io mi consegno a chi ascolta.

Come immagina un percorso di questo tipo?
Una cosa molto semplice è realizzare un video per raccontare il proprio quartiere attraverso le persone, a cominciare dai ragazzi che lo girano. Poi si può gradualmente alzare la soglia raccontando una storia secondo delle regole stabilite prima.
E' viziato, però, il meccanismo del parlare davanti ad una telecamera fissa: è un'esibizione, ma esibirsi è il contrario del raccontarsi. Bisogna cercare di raccontare le persone nel quotidiano, spontaneamente. Questo implica lo scendere a patti con il soggetto per creare quell'impressione. Così prende forma un progetto che si costruisce sulle persone che riprendiamo e con loro siamo soggetti attivi.

 


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