Le
origini in Italia
In Italia la Gioventù Cattolica ebbe, fino al 1900, una caratteristica
prevalentemente studentesca. Dopo la prima guerra mondiale, l'attenzione
ai problemi del lavoro avrebbe dovuto svilupparsi maggiormente attraverso
la nomina di un delegato per l'azione professionale, ma il fascismo
ostacolò questo processo appena avviato. Tuttavia nel 1934 si
costituì a livello centrale la Consulta Lavoratori e si sviluppò
una discussione interna all'AC sul modello organizzativo: alcuni esponenti
della FUCI (Federazione Universitaria Cattolici Italiani) sostenevano,
secondo l'esempio straniero, la necessità di avere delle strutture
specializzate che si rivolgessero a determinati ambienti sociali anche
con metodi propri. A prevalere fu però la posizione tradizionale
sostenuta da L. Gedda, allora presidente della GIAC (Gioventù
Italiana di Azione Cattolica).
Tuttavia, sulla spinta dei successi internazionali, dal 1943 anche in
Italia si formarono i primi gruppi della GiOC con esperienze locali
particolarmente vive a Torino e a Roma. A Torino alcuni giovani di AC
insieme a don Esterino Bosco, cappellano del lavoro dell'Onarmo, avviarono
l'esperienza in contatto con la JOC francese e belga. A Roma altrettanto
fecero in alcune parrocchie della città alcuni allievi ed insegnanti
delle Università Pontificie.
Prima ancora della fine della guerra si incominciò a progettare
la ripresa dell'AC (Azione Cattolica). Tra i dirigenti erano presenti
le due tendenze richiamate sopra: una che vedeva la GiOC come "opera"
rivolta ai giovani lavoratori non soci della GIAC, ma animata da quest'ultima;
l'altra che simpatizzava per una GiOC intesa come AC specializzata sul
modello francese e con stretti collegamenti con la JOC di questi paesi.
Dopo alterne vicende, anche piuttosto conflittuali, il dibattito, analogo
a quello che aveva avuto Cardijn in Belgio, trovava in Italia una conclusione
diversa. La GiOC veniva rilanciata con stretta dipendenza dall'AC e
per il mondo del lavoro veniva promossa la nascita delle ACLI (Associazioni
Cristiane Lavoratori Italiani).
L'esperienza così impostata, tra il 1948 ed il 1952, affrontò
varie problematiche quali l'apprendistato, l'orientamento professionale,
la disoccupazione giovanile, le condizioni di lavoro dei giovani e contribuì
alla formazione dei militanti sindacali della CISL. Si mantennero anche
rapporti di informazione e scambio con la centrale giocista di Bruxelles.
Nell'ottobre del 1950 alcuni rappresentanti della GiOC italiana parteciparono
come osservatori al congresso del nascente movimento internazionale
in Belgio e nello stesso anno Cardijn incontrò a Roma il comitato
nazionale della GiOC.
L'impostazione adottata si mostrava in difficoltà nell'assumere
a fondo le problematiche del mondo operaio e così, a partire
dal 1952, in coincidenza con i fermenti presenti nell'AC nel periodo
della presidenza di Mario Rossi, si riproponeva il problema delle specializzazioni
e si decideva una riorganizzazione della GIAC. Nacque così il
Movimento Lavoratori (ML), molto simile, al di là della denominazione,
alla JOC; non si trattava di una semplice riforma organizzativa, ma
di una diversa concezione dell'AC, caratterizzata da un forte richiamo
alla formazione dei giovani, più che alla loro mobilitazione,
con l'invito a vivere un cristianesimo calato nella storia. Nel 1954,
con le dimissioni di Mario Rossi e del vice-assistente centrale don
Arturo Paoli, questo progetto venne in parte abbandonato. Pur senza mettere in discussione la struttura generale ed unitaria
dell'AC l'esperienza
del ML è continuata e tra le iniziative è da ricordare
l'inchiesta sui ragazzi lavoratori che contribuì alla stesura
della legge sull'apprendistato. Continuarono anche i contatti con la
JOC internazionale, anche se il ML non ne divenne mai membro effettivo.
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