Lo sviluppo della GiOC in Italia


Cardijn si mosse sempre con estrema prudenza nei confronti dell'AC italiana: il desiderio di fondare la GiOC nel nostro paese si accompagnava alla preoccupazione di non provocare conflitti con la Santa Sede. Nel 1969, poco dopo la sua morte, alcuni dirigenti internazionali appoggiarono una parte del gruppo dirigente del ML che decise di uscire dall'AC e di fondare la GiOC in Italia, ma l'opposizione di chi sosteneva l'impianto tradizionale fece fallire l'iniziativa. L'esplosione della questione operaia e la ripresa delle lotte dei lavoratori facevano emergere però la gravità dei problemi del mondo del lavoro ed anche la difficoltà della Chiesa a rapportarsi con la realtà operaia. Il tentativo di affrontare la questione giovani lavoratori portò così a realizzare l'esperienza della GiOC in numerose realtà e da allora, seppur con molti alti e bassi e periodi di estrema confusione, il filo della GiOC italiana non si è più interrotto.

A Monteporzio (Roma) dall'1 al 3 maggio 1970 ci fu un incontro nazionale con presenti le zone del Veneto (Vittorio Veneto, Padova), Friuli (Pordenone), Emilia Romagna (Rimini), Puglia (Altamura), Toscana (Colle Val d'Elsa), che può essere considerato il primo congresso della GiOC italiana. Allora c'erano permanenti in Veneto, a Rimini e a Roma che era la sede nazionale.
In quel periodo, un gruppo di preti e seminaristi operai torinesi individuarono nella GiOC lo strumento adatto per la formazione e l'evangelizzazione dei giovani lavoratori. La GiOC si sviluppò nel capoluogo piemontese come esperienza autonoma dall'AC, sostenuta dal Cardinal Pellegrino e dagli orientamenti poi espressi nella sua lettera pastorale Camminare Insieme (1971).

I gruppi torinesi della GiOC presero contatto con altri gruppi di Rimini, Vicenza e Bari, le cui esperienze continuavano a livello locale con il sostegno dei vescovi e in contatto con la JOC francese. Iniziò un collegamento a livello nazionale e il movimento si diffuse in numerose città italiane, ma per le modalità con cui era sorto (scissione MLAC) e per la durezza delle posizioni affermate, trovò opposizione a livello ecclesiale. La crisi non tardò a venire e già nel 1972-73 molte realtà stavano scomparendo.
Sopravvissero però alcuni nuclei (Altamura, Vicenza, Rimini) e l'esperienza torinese sostenuta dal cardinale Pellegrino e poco per volta si è definito con sempre più chiarezza l'identità di movimento educativo e di evangelizzazione, percorrendo un itinerario costante di crescita e radicamento. Gli anni '70 sono stati decisivi, ma anche molto faticosi e la memoria degli innumerevoli sforzi compiuti per radicare l'esperienza quasi si perde nella storia. Nel IV congresso nazionale del 1973 a Montebelluna (TV) si discutono e si approvano le direttive di fondo che orienteranno lo sviluppo degli anni successivi: si afferma che la GiOC vuole essere un movimento che si rivolge ai giovani del mondo operaio con finalità formative e di evangelizzazione. A partire dal 1976 emerge la volontà di ricostituire un movimento nazionale e si inizia così a sperimentare il collegamento tra le realtà allora esistenti (Altamura, Rimini, Vicenza, Torino).

Nel 1978 si avvia l'esperienza della Campagna d'azione, che segnerà positivamente la storia della GiOC degli anni a venire, permettendole di incontrare migliaia di giovani del mondo operaio e popolare. Inoltre, nel campo-scuola di Dronero (CN) gli ottanta militanti presenti decidono con forza di non rimanere gruppi sparsi ma di organizzarsi per dare vita ad un movimento nazionale.
Nel 1979 si riflette sulla condizione giovanile e sull'aggregazione e si inizia a lavorare all'elaborazione del metodo educativo della GiOC.
Nel dicembre 1980 riprende l'esperienza dei congressi, di fatto interrotta, e a Valdieri (CN) si celebra il V Congresso Nazionale dove si approva lo statuto della GiOC e si conclude la campagna su tempo libero e consumi in cui si erano intervistati 4400 giovani (la ricerca fu pubblicata nel libro La generazione della vita quotidiana, Il Mulino, Bologna).

Nel VI Congresso del 1983, a St. Jacques in Valle d'Aosta, si riscrive un nuovo documento base della GiOC Italiana anche a partire dalle riflessioni e dalle azioni (tra cui due libri bianchi, uno a livello piemontese e uno a livello nazionale) maturate con la campagna sull'apprendistato del 1982-83, che era stata così decisiva da far riconoscere la GiOC come "movimento degli apprendisti". In quel congresso Bruno Longo venne eletto primo presidente della gioc italiana , poi prematuramente scomparso nell'estate dell'anno successivo in un incidente stradale.

Grazie al notevole sforzo compiuto nel corso degli anni Ottanta per diffondere il movimento, nel gennaio 1987, al VII congresso nazionale di Rimini, partecipano militanti provenienti da 11 regioni italiane. In alcune di queste la GiOC è ancora debolmente presente, si consoliderà negli anni successivi grazie ad un ulteriore investimento di militanti che lavoreranno a tempo pieno in quelle zone. In questo periodo, nei congressi, nei campi scuola e attraverso incontri e convegni si verificano e si precisano le finalità, l'identità, il metodo e gli strumenti educativi dell'associazione.

Nel 1989, in occasione dell'VIII Congresso Nazionale tenutosi a Milano, si rivede lo statuto della GiOC Italiana e si migliora l'organizzazione con la nascita dei coordinamenti interregionali (Sud - Centro - Nord). Nel 1990 per la prima volta l'assistente nazionale è nominato dall'Ufficio di Pastorale Sociale e del Lavoro.
Si arriva così al IX Congresso Nazionale celebrato a Bellaria nel 1992; in quell'occasione, celebrando il 25° anniversario della morte di Joseph Cardijn, la GiOC riflette in modo particolare sull'originalità e sull'attualità della sua proposta, che vuole essere per i giovani un'opportunità per scoprire ciò che conta nella vita. Nel frattempo si interiorizza e si rafforza la dimensione ecclesiale della GiOC e il nostro impegno viene riconosciuto con la presenza al congresso dei responsabili e dei pastori della Chiesa.

 

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