SenZ'azione Solitudine Il primo maggio è per i giovani della GiOC un momento in cui fare sintesi del percorso formativo dell’anno e per presentare all’esterno ciò su cui ci siamo confrontati. “SenZ’azione Solitudine”, questo il titolo del Primo Maggio della GiOC di quest’anno per indicare che solo attraverso l’azione collettiva si può uscire dai problemi ma anche la sensazione di solitudine che a volte viviamo nel nostro ambiente di studio e lavoro. Quest’ anno abbiamo riflettuto su cosa significhi fare azione collettiva negli ambienti e nella storia. La scelta di questo tema è nata dalla necessità di proporre l’associazionismo come risposta all’individualismo crescente nella nostra società, insieme al bisogno di essere incisivi e di fare azioni concrete, non da soli ma insieme ad altri giovani. Tutto questo è difficile da mettere in pratica. Spesso abbiamo difficoltà a creare rapporti profondi con colleghi e compagni di studio e viviamo esperienze di solitudine e una diffusa sensazione di dispersione e mancanza di riferimenti. La manifestazione che la GiOC ha organizzato è stata all’insegna dell’apertura e del dialogo con le istituzioni, il sindacato, le associazioni, la Chiesa. La festa è iniziata mercoledì 30 aprile in Piazzale Valdo Fusi con un’ aperi-cena e il concerto del gruppo Torinese “Blaugrana”. Il primo maggio abbiamo partecipato al corteo colorandolo di simboli, canti e slogan. Tutti i partecipanti hanno indossato una pettorina arancione o gialla per indicare il bisogno di sicurezza sui posti di lavoro. Il corteo è stato animato attraverso alcuni simboli quali un manichino vestito da morte incombente sui posti di lavoro, alcuni striscioni di denuncia legati alle morti bianche e alla situazione di precarietà vissuta dai giovani all’università e al lavoro. Inoltre i giovani inseriti nei percorsi educativi dell’associazione hanno riassunto il percorso dell’anno con un grande salvagente “il salva-studente” per indicare il bisogno di salvare le proprie passioni e la voglia di partecipare attivamente all’ambiente scolastico che spesso la scuola non incentiva ma che anzi “fa affondare”. Spiccava inoltre un pacchetto di sigarette di dimensioni umane con la scritta: “il lavoro può uccidere” e infine uno striscione di protesta contro le raccomandazioni per entrare all’università. Durante il comizio in piazza San Carlo, la responsabile della GiOC di Torino, Amalia Gaito, ha portato il saluto e la voce dei giovani lavoratori e di ambiente popolare, ricordando tutti quei lavoratori che in questo giorno di festa hanno continuato a lavorare. Un intervento incentrato sui temi della partecipazione e della lotta alla precarietà, sottolineando il fatto che tutti quei lavori oggi regolati da forme contrattuali molto flessibili, sono spesso considerati dai giovani come un’opportunità di ingresso e conoscenza del mondo del lavoro, un’occasione per misurarsi con compiti e realtà nuove, per aggiornarsi e fare esperienza ma anche un’occasione per avere relazioni sociali e conoscere gente sempre diversa. In ogni caso, non sono mai considerati come condizioni definitive ma sempre come un mezzo per aspirare ad una condizione lavorativa e di vita stabile. Il rischio che si corre è che il lavoro atipico e flessibile si tramuti in un altro strumento di emarginazione e precarietà per molti giovani (e non solo), che passi, da misura transitoria, ad una condizione permanente, in particolare per quei giovani che non sono in possesso di competenze specifiche o di requisiti spendibili nel mercato del lavoro. Infatti, il più delle volte i giovani a bassa qualifica non scelgono liberamente la flessibilità ma si adeguano a forme di precarietà professionale e di vita pur di avere un lavoro. Giovani che vorrebbero vivere il lavoro come spazio di realizzazione personale, in cui sperimentarsi e mettere a frutto le proprie capacità ma che, nell’esperienza di tutti i giorni, fanno i conti con condizioni lavorative, contesti economici, sociali, culturali che ne limitano o negano le opportunità. Il lavoro è un valore se di qualità, se mette al centro la persona e la sua dignità e non solo la qualità del prodotto e la quantità dei profitti. Queste ed altre questioni sono state oggetto del talk show che ci ha visti protagonisti nel pomeriggio del primo maggio sempre nel Piazzale Valdo Fusi sui temi dell’università e del lavoro durante il quale sono intervenuti Umberto D’Ottavio (Assessore formazione professionale, Istruzione ed edilizia scolastica Provincia di Torino), Nino Vitulano (professore del Centro Di Formazione Professionale Enaip di Grugliasco e Presidente della cooperativa “La Bottega”), Fulvio Grandinetti (rappresentante del Senato Studentesco della lista indipendente “il Faggio” della Facoltà di Agraria), Ermis Segatti (Pastorale Culturale e Universitaria della Diocesi di Torino), Cinzia Condello (Assessore al lavoro della Provincia di Torino), Ivan Monciotti (presidente regionale del gruppo giovani imprenditori Api), Lorenzo Cestari (segretario Regionale Torino e Piemonte Uil), Chiara Labasin (rappresentante della Pastorale Sociale e del lavoro Diocesi di Torino). Un primo maggio denso di contenuti ma anche un momento per fare Festa e celebrare il lavoro attraverso la Messa che si è svolta nella Chiesa di Piazza San Carlo, un momento per ricordarci che Gesù è stato innanzitutto un giovane lavoratore e che come ha detto il nostro fondatore Cardjin al primo congresso della J.O.C. “se Cristo fosse con noi oggi, è tra i giovani lavoratori che si siederebbe”. Album fotografico
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