…dalla solitudine alla solidarietà
Torino, 30 aprile - 1 maggio 2005

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L’avventura del I maggio è iniziata presto, come sempre del resto, ma quest’anno si è iniziato a lavorare già con le scuole militanti. I contenuti sono stati quindi il frutto di un cammino che ci ha visti riflettere insieme sulle nostre esperienze lavorative e universitarie. Durante le scuole militanti abbiamo ragionato su come stavamo vivendo questi due ambienti di vita e abbiamo individuato nodi e realizzazioni, questioni a cui volevamo dare una risposta e proposte d’azione che si sono concretizzate in questo I maggio!
Grande è stato lo sforzo delle commissioni (finanze, formazione/militanza d’ambiente, religiosa, corteo, stand), che con impegno e serietà hanno lavorato alla costruzione di questo I maggio. Molti sono stati i militanti che si sono impegnati per costruire la festa: chi ha preso le ferie, chi è in servizio civile, chi ha messo la tenda in Piazza venerdì e l'ha tolta lunedì: GRAZIE!!!!
L’aperitivo informativo, il momento pubblico, il concerto il ristoro, la messa in Duomo, il corteo, le serate di preparazione al Redentore e l’assemblea di federazione con i ragazzi dei gruppi, ha visto insieme adulti, militanti, assistenti e giovani dei gruppi base a festeggiare, a confrontarsi a dire la propria alla città. Segno di un’associazione che è fatta da giovani per i giovani, che è viva, che ha da dire, che si organizza e si diverte.
Il titolo della festa “Giovani lavoratori e studenti scendono in Piazza... dalla solitudine alla solidarietà!" dice molto di quello che volevamo comunicare. Abbiamo deciso di scendere in piazza perché crediamo nel significato forte del I maggio, un’occasione per rimettere al centro le questioni del lavoro, per festeggiare ma anche per riflettere sulla vita dei giovani lavoratori e d’ambiente popolare.
Abbiamo iniziato con l’aperitivo con i colleghi di lavoro e i compagni di università, è stato un momento di incontro per scambiare informazioni sulle trasformazioni del mondo del lavoro, sui nuovi contratti e sulla riforma universitaria. Dopo aver sfilato per le strade della città la mattinata si è conclusa con la messa: com’è nel nostro stile, siamo passati dalla piazza alla chiesa per celebrare la vita, perché “Ogni giovane lavoratore vale più di tutto l’oro del mondo perché figlio di Dio". Abbiamo aperto la messa in Duomo con questa frase che dice del senso che ha per noi celebrare la festa dei lavoratori, un giorno di festa e di militanza, una militanza fatta d’impegno quotidiano, di responsabilità, di voglia di costruire un mondo del lavoro solidale, che va oltre le logiche individualistiche.
Ci siamo ritrovati in Duomo, cuore della Chiesa torinese, ed è in questo cuore che ci riconosciamo, in una Chiesa fatta di persone, di cui ci sentiamo parte con i suoi limiti e suoi segni di speranza. Siamo stati insieme: assistenti, militanti, giovani dei gruppi base e adulti; questo dice di un’associazione che ha come meta l’unità di vita. Un’ unità di vita che punta alla vita adulta, che ha il sogno di formare cristiani consapevoli del loro valore e costruttori di speranza! Insieme abbiamo costruito questi due giorni di festa e insieme abbiamo celebrato la nostra vita, il nostro lavoro, i nostri studi, mentre a Roma, nella messa presieduta da Mons. Betori, Manuela e don Giacomo sono andati a nome della GiOC, dei giovani lavoratori e di ambiente popolare ed è anche a quella celebrazione che ci siamo sentiti vicini.
Abbiamo ricordato don Gianni Fornero e don Mario Operti, lanciato il primo libro delle preghiere dei militanti, grande sforzo realizzato dalla commissione religiosa!
... l’atmosfera del Duomo è stata speciale, in un clima raccolto e sentito hanno parlato la vita e il Vangelo e don Paolo ha aiutato a mettersi in discussione, spronati a non accontentarsi del relativismo in cui a volte ci perdiamo. Dopo il pranzo insieme, è stata la volta del “momento pubblico interattivo", quest’anno abbiamo scelto di essere noi gli esperti, che la voce dei giovani della GiOC la portassero lavoratori e studenti che quotidianamente vivono sulla loro pelle le fatiche e le realizzazioni del quotidiano, insieme a sindacalisti ed ex militanti impegnati nei loro ambienti di vita, che hanno dato il valore aggiunto delle voci "esterne".
Si è partiti dal fatto che parlare di lavoro e di scuola vuol dire parlare di persone, di giovani lavoratori e studenti che vogliono essere protagonisti, che hanno molte cose da dire ai colleghi di lavoro, ai compagni di università, alle istituzioni, alla società civile, alla chiesa e hanno anche molta voglia di fare.
È vero che tra i giovani che vanno a lavorare molto presto e chi continua a studiare fino all’università sembra esserci una grande distanza, poche possibilità di comunicare e di vivere insieme delle esperienze, ma abbiamo voluto ritrovarci, giovani con diverse esperienze, riscoprendo ciò che abbiamo in comune. Raccontandoci la nostra vita abbiamo condiviso la voglia di vivere un lavoro e una scuola di qualità. Scoprire la ricchezza delle differenze e riconoscere che queste sono indispensabili e complementari offre la possibilità di un incontro tra giovani lavoratori e studenti, che avviene quotidianamente nella GiOC.
L’unica strada per uscire dalla solitudine è sperimentare la solidarietà, che per noi è un valore che ha profonde radici cristiane. Sentiamo forte la necessità di abitare la realtà, di stare dentro ai luoghi di vita, assumendoci delle responsabilità in quanto lavoratori e studenti, perché è ancora possibile impegnarsi e partecipare, a partire da piccoli gesti quotidiani fino a scelte più organizzate. Solo attraverso la riscoperta della dimensione collettiva, possiamo superare la solitudine, le paure, la sensazione di non valere molto, di essere solo un lavoratore o uno studente tra tanti, che non può cambiare la sostanza delle cose. Facciamo tutto questo offrendo spazi di riflessione, partecipazione, possibilità di associarsi e organizzarsi, aprendoci al territorio e incontrando altri giovani.
Bruno Longo, ex presidente della GiOC mancato prematuramente, rivolgendosi a Don Silvio Caretto scriveva in proposito: “Da quelle storie di mio padre [...] sono passato dalla rabbia e dalla vergogna di essere figlio di poveri alla fierezza delle mie radici popolari. Dentro avevo rabbia e invidia, ma non te l’ho mai fatto capire. Tu avevi studiato trent’anni; bastava vedere le tue mani da studente anche da adulto; le mie mani non sono da studente. Voi che avete studiato siete tutti dei raffinati. Voi andate in visibilio per un quadro, per una cosa antica. Ci godete mentre a noi ci annoia… Prima disprezzavo questo vostro modo di fare, ora vi invidio. Invidio quella vostra possibilità di conoscere [...] Quello che hai tu non lo disprezzo più. Sto imparando anch’io a studiare duro per farmelo piacere anch’io. Anche tu che hai cominciato tardi a lavorare in fabbrica inizi appena a ritrovare la vita popolare che non hai mai fatto, cominci a essere un po’ più vero, un po’ più uomo. A me mancherà sempre quella struttura solida, quella inquadratura che avete solo voi che avete studiato sempre. Ma a te mancherà sempre quella solidità istintiva, quella normalità di portare la vita che abbiamo solo noi che siamo stati sotto sempre. Che strana cosa però: dopo alcuni anni quello che hai tu e quello che ho io si stanno incontrando…"
La solidarietà che ha fatto da filo rosso in questo I maggio, non può prescindere dallo scambio tra giovani lavoratori e studenti. E’ necessario infatti che i giovani lavoratori aiutino gli studenti a maturare la capacità di vivere con serietà il proprio ambiente, non come luogo di passaggio "che tanto poi vado via", che insegnino a “fare". Mentre gli studenti devono mettere a disposizione gli strumenti che hanno acquisito negli anni di studi sui libri, con le pagine lette, perché esse non siano solo nozioni mandate a memoria ma siano davvero ricchezza per se e per gli altri.
Questo sentimento di solidarietà lo abbiamo voluto esprimere anche con i lavoratori del resto del mondo, aderendo alla Campagna “Diritti che Parlano" promossa da Ctm Altromercato, insieme alla Cooperativa Mondo Nuovo, che ha sfilato con noi alla manifestazione e che è stata in piazza domenica I maggio. E' stato un bel modo per incontrarsi, bello e concreto!!!
Il I maggio si è concluso in bellezza con il concerto: No Convetional Sounds e Fratelli Sberlicchio!!


Documenti
Intervento 1° maggio 2005
Intervento dal palco in piazza Castello a Torino durante la manifestazione del 1° maggio 2005
Campagna "Diritti che parlano" di Mondo Nuovo
Presentazione dell'adesione alla campagna di sensibilizzazione per la diffusione delle banane del commercio equo e solidale


Album fotografico
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Notizia inserita o aggiornata il 05/05/2005. Letta 2166 volte.

 

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