Le preghiere e le testimonianze con cui vogliamo ricordare Roberto

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Buonaseeera.
Ti saluto così, nel modo in cui tu amavi salutare.
Questa sera mi piacerebbe ricordare tutte le belle cose che abbiamo fatto insieme. Con te sono cresciuta, ho imparato cosa vuoi dire amare, tu eri la mia famiglia e io ero la tua. In questi quattro anni insieme mi hai insegnato che è nelle cose semplici che si costruisce una vita, ti ho sempre amato anche quando mi portavi a vedere dei film in norvegese - per non parlare di quelli iraniani - ero orgogliosa di te e della tua passione per la geopolitica e per la tua profonda cultura. Non hai mai amato mettere in mostra le tue qualità e hai sempre pensato che nella concretezza ci fosse il giusto modo per fare le cose.
Eri di buona forchetta e grazie anche alle tue origini apprezzavi il buon vino, anche per questo la mia famiglia ti ha accolto come un figlio.
Hai iniziato a lavorare molto giovane e hai saputo riconoscere il valore di ritornare allo studio. E stata una scelta coraggiosa, è stato faticoso sacrificare gran parte del tuo tempo libero per dedicarlo alla scuola, ma ero contenta che fosse una cosa che amavi fare e che ti riempiva di soddisfazioni.
Tu hai fatto emergere il meglio di me e io ho provato ad aiutarti nell’aprirti agli altri, eri una bella persona e mi piaceva l’idea che tutti scoprissero il tesoro che io avevo conosciuto in te.
Non ho fatto tutto da sola, la GiOC ci ha cambiato la vita, grazie a questa esperienza sei cresciuto. Hai riscoperto la dignità del lavoro operaio e hai trovato il giusto spazio per esprimere il valore della giustizia, della pace e della solidarietà. Li hai tradotti nella quotidianità della tua vita nell’impegno nel commercio equo e solidale, nella responsabilità nel movimento e nella scelta dell’obiezione di coscienza.
Sono contenta dì aver vissuto con te i più bei anni della mia vita, abbiamo scelto insieme un matrimonio cristiano nella consapevolezza dell’impegno davanti al Signore e dinnanzi alla società.
Mi piace pensare che lassù tu non sia solo, con qualche amico abbiamo ipotizzato che lì con te ci sia Bruno Longo, Don Mario, Don Gianni e tutti gli altri a cui stanno a cuore i giovani lavoratori come te, che ti accompagnano in questa nuova vita. Nonostante la tua fragilìtà e le tue fatiche sono sicura che tutte le esperienze che abbiamo scelto insieme abbiano contribuito nel farci essere persone migliori. Anche di fronte al profondo dolore che lasci nella solitudine profonda che hai trovato ci lasci questo messaggio: è importante costruire delle relazioni giuste, solidali, delle famiglie aperte, associate e impegnate per il bene comune.
Ciao Robi
Il mio saluto per te (Rosi)


Sono tanti i ricordi che abbiamo di te Robi e sono poche invece le parole per raccontarli in questo momento. C’è un episodio che ho in mente: quando ad una verifica durante il Consiglio Internazionale, tra i delirio generale, l’unica cosa che hai detto è stata “in questi casi bisogna parlare poco e lavorare molto!". Credo che questa frase ti caratterizzi perfettamente. Una persona di poche parole, discreta, ma che sapeva farsi in quattro quando c’era bisogno, concreta, che andava al sodo delle questioni…da buon lavoratore!
Eri anche una persona che sapeva tante cose, sempre aggiornato, appassionato di politica, storia, attualità…e cinema! Una cultura che ti sei costruito da solo e che abbiamo sempre ammirato molto di te.
Sei sempre stato un lavoratore generoso che silenziosamente ha dato il massimo in tutto quello che faceva. Hai lavorato tanti anni in fabbrica…mi ricordo quando portavi la tua esperienza in commissione campagna e raccontavi del tuo lavoro, dei tuoi colleghi, le riflessioni sul sindacato…
Poi il mandato nella GiOC. Spesso un lavoro invisibile, dietro le quinte. Con il tuo servizio hai reso possibile il nostro lavoro di permanenti, la vita della sede, le iniziative delle zone…sempre pronto e disponibile alle nostre richieste più impossibili.
Nella tua vita di giovane incontrato nei CFP, di operaio tornitore che ha preso consapevolezza delle sue capacità e delle dignità del suo lavoro, con semplicità, hai saputo fare scelte coraggiose di responsabilità, ti sei aperto all’impegno verso gli altri, all’amore verso una persona, sei ritornato a studiare, hai portato avanti un cammino di fede…
Nel percorso della tua vita rivediamo il senso del progetto della GiOC.
Proprio in queste esperienze hai trovato lo spazio per cercare un senso all’esistenza …
Le domande di senso rimangono, oggi più dolorose e pesanti, e rischiano di mettere in discussione ogni cosa…
Da questo momento buio però vogliamo riprendere insieme il cammino per trovare le risposte e aprirci alla speranza.
Manuela


Ciao Roberto, ti ho scritto una lettera.
Ti ho conosciuto, insieme agli altri amici del commercio equo e solidale, a fine ’95, 12 anni fa. Avevi chiesto di fare il servizio civile nella GiOC, dopo averla conosciuta nel CFP dove studiavi, a Nichelino. E la Gioc ti aveva mandato a svolgerne una parte nella bottega che avevamo appena aperto. E’ anche grazie a te se quella bottega è nata e ha potuto crescere. Quando il servizio civile è finito, ti sei fermato con noi come volontario, presente, attivo, generoso, disponibile. Hai iniziato il tuo percorso nei gruppi della Gioc, ti sei inserito nel movimento, fino a diventarne segretario organizzativo. Senza mai lasciare il tuo impegno e la tua attenzione verso il commercio equo. Sei stato uno dei 27 soci fondatori della cooperativa Mondo Nuovo, un sogno diventato realtà, una piccola esperienza di utopia concreta. Ricordo tanti, tanti momenti. Le riunioni della bottega, le assemblee, i banchetti. Con le tue domande sempre precise, interessate, attente, mai banali. Ricordo quando si faceva a gara nel ricordare le capitali dei vari stati del mondo, nostra comune passione, e tu eri molto più aggiornato di me…e quando si parlava di cinema, quando mi hai detto che avevi scritto un libro, così, come se fosse la cosa più normale del mondo. Perché le cose che facevi e sapevi fare erano speciali, ma le facevi in modo normale, protetto dalla tua timidezza e dal tuo temperamento che tendeva sempre a ridimensionare il tuo lavoro, il tuo contributo. Lavoro prezioso, presenza preziosa.
Un socio della cooperativa che non ti conosceva, raccontandogli di te, mi ha detto che descrivevo “i sentimenti e le azioni di una persona unica, vera, solidale.. Una persona che vale la pena conoscere e frequentare".
E’ proprio così, e faccio mie le parole di chi non ti aveva mai incontrato: sei una persona unica, vera, solidale. Una persona che vale la pena conoscere e frequentare.
L’anno scorso ti chiedevo cosa avresti fatto dopo la Gioc, mi dicevi che saresti tornato a fare l’operaio, che stavi studiando per prendere il diploma. Ti ricordavo che la tua cooperativa poteva avere bisogno di te, mi sarebbe piaciuto riprendere le fila con te.
Mi hai fatto arrabbiare con questa tua ultima scelta. Ho imparato ad avere rispetto di chi non ce la fa più. Non siamo noi i padroni della vita, neanche della nostra. Rinunciarvi è decisione forte, è un fragore improvviso che irrompe nei nostri giorni quotidiani, ci percuote, ci fa sentire da un'altra parte, scuote e rivolta tutti i nostri sentimenti e le nostre emozioni. Mi hai fatto arrabbiare, ma ho rispetto per la tua scelta. Dinanzi al mistero di un’esistenza, di fronte al mistero della vita, mi inchino e mi spoglio di tutte le mie pretese razionali, della mia volontà di sapere, di spiegare, di capire. Resta il rispetto, la consapevolezza che siamo anime libere dentro il disegno di un creatore che ci ama. Un creatore che è Dio di tutti gli uomini. Resta la disperata speranza di una fede che non esige spiegazioni, perché credere non vuol dire capire.
Mi hai fatto arrabbiare, ma ti voglio bene. Voglio che la rabbia e il dolore di oggi siano la rinnovata forza di domani.
Caro Roberto, come me, ognuno ha e avrà i propri ricordi, da conservare nel cuore...e con il cuore seguire la strada comune di noi tutti: per un mondo migliore, anche per chi non c'è più, anche per chi non c’è ancora...
Mario


La preghiera che affidiamo al Signore, Roberto, ti giunge da più parti d’Italia.
Anche se lontani fisicamente, in questi giorni abbiamo pensato molto a te a Rosalba, e anche se non siamo tutti presenti oggi, siamo uniti nella preghiera.
I militanti della Calabria, della Sicilia, i giovani che non ti hanno conosciuto personalmente, Flora da Roma e dalla Puglia.
Per noi che veniamo da fuori eri un punto di riferimento, perché eri sempre tu che ci venivi a prendere alla stazione. Ogni volta che verremo a Torino lo ricorderemo sempre.
Preghiamo il Signore, ringraziandolo per averci dato la possibilità di condividere un pezzo di strada insieme, affidiamo a Lui la tua anima, sicuri che lassù troverai il tuo posto e la tua tranquillità.
Emanuela e il coordinamento Sud


Ciao Tassi, grazie dei molti anni passati insieme tra gruppi, scuole militanti e poi serate al cinema e vacanze…
Ogni momento è stata una occasione per scoprirti poco per volta. Non dicevi tutto subito, ma pian piano venivano fuori tutte le tue passioni, le tue riflessioni, la tua coerenza. Mica lo dicevi subito che andavi al cinema 60 volte all’anno; solo che sembrava strano, non si poteva parlare di un film che tu di sicuro lo avevi visto. Comunque alla fine abbiamo scoperto lo stesso di avere un punto di riferimento per le critiche cinematografiche e per la geopolitica del più piccolo angolo di mondo ignoto a tutti, ed è stato un piacere parlare con te di queste cose, ed è stato un piacere parlare con te della tua vita in fabbrica, delle relazioni con i colleghi e delle macchine che costruivi. Finalmente avevamo un operaio in zona, peraltro senza alcun merito da parte nostra.

Forse all’inizio era più facile chiacchierare fuori dalle revisioni di vita, ma pian piano hai voluto dare un significato sempre più profondo al gruppo. In quell’incontro settimanale, risicato tra i mille impegni che ti sei preso, non hai lasciato passare una scelta importante senza accompagnarla con una riflessione. Lo sforzo è stato costante e ci hai lasciato vedere qualcosa della tua intimità. Purtroppo non ti sei trovato come compagni di gruppo dei campioni di delicatezza e di passionalità, parlo per me per e per un paio di soggetti che ho in mente, però il rapporto mi è sembrato sempre più sincero e maturo. Forse passava più attraverso il piacere di stare insieme piuttosto che in grandi discussioni, ma io lo sentivo così.

Adesso è evidente, qualcosa di molto profondo non ce lo siamo detto, sarebbe stato importante comunicarlo, pregarlo insiemo, ma non siamo riusciti a superare i nostri limiti. Forse il trucco sta nell’imparare ad amare i nostri difetti e quelli degli altri quando affrontarli è troppo difficile. Ciao Robi.
Luca


Caro Roberto, oggi ti chiamo così anche se per me resterai il Tassi, come sempre in questi momenti è difficile trovare le cose da dire, magari per donare un po’ di conforto alle persone che hai lasciato, o per tentare di capire il perché delle cose. Quindi vista l’impossibilità di fare questo provo a dire quello che sei stato per me e credo anche per molti di noi, e cosa ci hai dato in questi anni.

La premessa è, che pensando a te, subito dopo aver avuto la notizia, mi sono venute in mente 2 parole CORAGGIO E SORPRESA che sono state secondo me il comune denominatore del rapporto vissuto insieme.
Questo perché ogni scelta da te fatta, si è sempre fatta apprezzare per il coraggio mostrato, e molto spesso ha anche sorpreso positivamente noi tutti.
Partiamo dal famoso campo nel quale, vestito tutto di nero, allora era una costante, ti sei presentato, sembrando a tutti l’uomo più timido del mondo.
Un giovane operaio, che “da solo" aveva deciso di fare servizio civile, sempre “da solo" si era informato sulle possibili alternative e alla fine ne ha scelta una delle più impegnative, la GiOC.
Sempre a quel campo decidesti di entrare a far parte del movimento, scelta per nulla scontata e sicuramente coraggiosa e sorprendente.
Il tutto con la conseguenza di venire a fare gruppo da noi a Mirafiori, che non era la tua zona, con persone che conoscevi a malapena, ma giocando tutto te stesso.
Ogni volta che si approfondiva la tua conoscenza emergeva un lato sorprendente, la passione per il cinema, per la Politica Internazionale e altro ancora……una sorpresa continua!
Hai cominciato a prendere i primi impegni, tesoriere, responsabile di gruppo fino a decidere di seguire personalmente un gruppo di giovani. Scelte, al giorno d’oggi per nulla facili e per le quali il coraggio è indispensabile.
Ricordo ancora, allacciandomi alla parola coraggio, quando durante una festa nella quale avevi il compito di gestire un banchetto del commercio equo-solidale, sei riuscito a muso duro a far restituire delle cose prese da giovani del quartiere verso i quali molti nutrivano timore e paura…..
roba che rimasi sconvolto, e non solo io, visto che ne parlai anche con altri militanti.
Ma la cosa che più mi ha colpito, positivamente, è stata la tua decisione di ricoprire il ruolo di Responsabile Organizzativo nel Movimento, il chè presupponeva la perdita del tuo “sicuro" lavoro, che tra l’altro non ti dispiaceva neanche vista la passione che emergeva ogni qual volta parlavi dei pezzi da te “creati", la riduzione di stipendio e il conseguente aggiornamento del tuo stile di vita.
In quella revisione di vita è emerso tutto il tuo coraggio e molti di noi rimasero ancora una volta sorpresi. Di quegli anni è anche la decisione di andare a vivere fuori casa, abbandonando ulteriori certezze per accettare una sfida nuova e soprattutto la decisione di tornare a studiare per prendere il diploma.
In questi anni, tu, il giovane che a molti sembrava introverso e timido…….fino all’eccesso,
hai fatto sicuramente più scelte impegnative di molti altri giovani, tra cui comprendo anche me, che di fronte a proposte simili a quelle fatte a te ho preferito “le certezze" e la “finte sicurezze". Negli ultimi anni, vista la mia uscita dal movimento, il rapporto era un po’ cambiato, ma ho sempre avuto un piacere infinito quando telefonando in sede mi rispondevi tu, non limitandoti mai al semplice saluto.
Che dire di più, anche il tuo ultimo gesto non si discosta dalla storia da me raccontata !!!!

Scelta però questa volta un po’ meno comprensibile da parte nostra.

Un giorno, sono sicuro, ci rivedremo, e mi racconterai il perché di questa scelta come hai sempre fatto per tutte le altre prese durante gli anni passati insieme.

Ciao Tassi
Stefano



Le domande che ci assediano in momenti come questi ci fanno sperimentare fragilità e smarrimento. Abbiamo bisogno di guardare a Gesù e alle sue domande. Ha iniziato chiedendo ai suoi discepoli: “Cosa cercate?" e ha concluso la sua vita terrena da crocifisso con un’ultima domanda, questa volta gridata: “Dio mio perchè mi hai abbandonato?"
Anche Roberto ci consegna drammaticamente queste stessi interrogativi: cosa cercate nella vita? E: perché Dio si è fatto conoscere in un uomo crocifisso, muto e incompreso?
Queste domande non ci chiudono gli orizzonti ma aprono cammini di speranza.
Anch’io prego perché tutti ci sentiamo incoraggiati a inseguire queste due domande fondamentali che danno senso alla vita, al lavoro, agli affetti e all’impegno per gli altri.

don Alberto


Carissimi,
noi non conosciamo Roberto, ma ci uniamo alla vostra preghiera, perchè il Signore della vita semini vita anche attraverso le persone che ci lasciano e continuano il loro cammino in un'altra dimensione. Le sentiamo vicine, perchè l'amore non è condizionato nè da limiti di tempo nè di spazio,, ma è amore sempre. In questo amore tutti siamo uno e nell'Eucaristia questo diventa realtà concreta. Viviamo l'Eucaristia di oggi così: tutti una sola cosa in Lui.
Preghiamo e speriamo con voi.

Suore Operaie, Casa di spiritualità Fantecolo – Brescia



Signore, sono la tua carne inferma;
ti peso come croce che pesa, come spalla che non regge.
Per non lasciarmi a terra, ti carichi
anche del mio fardello e cammini come puoi.
E tra coloro che tu porti c'è qualcuno che ti fa colpa
di non camminare secondo le regole e accusa di lentezza
anche la tua Chiesa, dimenticando che,
carica com'è di scorie umane che non può
nè vuole buttare a mare (sono i suoi figli!),
il portare vale più dell'arrivare!
Don Primo Mazzolari

... e un abbraccio a voi!

Giusy, sr. Tiziana, i ragazzi di Scarcelli e gli amici del Progetto Policoro - Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano


Signore Padre celeste,
Tu conosci il cuore e i pensieri di tutti i tuoi figli e guardi con compassione tutti coloro che vivono ogni tipo di difficoltà, cercando sempre di raggiungerli e accoglierli con amore e perdono.
Noi ti preghiamo per Roberto che, anche se la sua vita è stata interrotta tragicamente per ragioni che non possiamo comprendere, possa completare il suo viaggio verso di te e trovare in te la pace e la felicità che lui ha cercato.

CIJOC


Queridos hermanos de la GIOC! Hemos recibido vuestra triste noticia con dolor, nosotros hace poco hemos pasado una situación similar y sabemos de vuestro dolor, os mandamos nuestro apoyo y nos unirnos a vuestro dolor. Un abrazo en Cristo Obrero y Resucitado.
El Secretariado General de la JOC de España (Josema, Tomás, Israel y Javi)


Nei due anni in cui Roberto è stato il nostro responsabile di gruppo base, pur nella sua riservatezza, ci ha insegnato i valori della serietà e dell'impegno, della praticità e della perserveranza.
Ci ha insegnato a non aver paura di esporci mentre facevamo revisione di vita, condividendo anche con noi ragazzi le sue scelte personali più importanti.
Ti ringraziamo Signore per Roberto, per il lavoro che ha fatto con noi, perchè ora nelle nostre vite siamo capaci di non fermarci ai primi ostacoli che ci si presentano, ma sappiamo che con impegno e costanza possiamo costruire il nostro futuro.

Erika



Negli anni in cui abbiamo condiviso la responsabilità della GiOC sulla federazione di Torino, non sono mancate le discussioni con Roberto circa le diverse visioni su come andavano gestite le cose da fare, ma insieme, siamo cresciuti e abbiamo trovato il modo per dirci sia le cose positive che quelle negative.
Siamo diventati amici e abbiamo scelto di condividere momenti importanti delle nostre vite. Questa morte ci fa arrabbiare, di te però non vogliamo ricordare solo quest’ultima decisione estrema, ma tutte le scelte coraggiose che hai fatto nella tua vita.
Vogliamo ricordarti con le parole di una canzone di De Gregori: “...non aver paura di tirare un calcio di rigore perché non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore, un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia."
Signore ti preghiamo perché anche noi possiamo vivere nella vita di tutti i giorni il coraggio, l’altruismo e la fantasia che Roby ci ha insegnato.

Carmelina, Maurizio, Susanna


Signore,
anche per il Gruppo Militanti di Robi, come per tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerlo e di crescere con lui, questi sono giorni di dolore, di dubbi, di domande.
Sono giorni in cui è inevitabile ripensare al senso del Gruppo, del nostro Gruppo Militanti.
Non possiamo non domandarci se, in questo Gruppo, Robi abbia trovato gli spazi per raccontarsi veramente, se siamo stati veramente pronti e disponibili ad accogliere quello che Robi conservava nel profondo.
Forse avremmo potuto fare e dire di più, aprirci di più noi perché lo potesse fare anche lui.

Nonostante i nostri limiti, pensiamo però che Robi, in questo Gruppo, abbia creduto e investito.
Sempre il primo ad arrivare, nonostante fosse quello più distante e gli orari impossibili che fissavamo; sempre attento a ricavargli uno spazio ed a non saltare un incontro, nella sua vita piena ed intensa; pronto ad assumere le responsabilità che gli venivano proposte, come quella di guidare, quest’anno, il percorso di fede del Gruppo; il primo a proporre al Gruppo momenti di socialità che andassero oltre l’incontro settimanale e che facessero crescere i rapporti fra le persone.
Insieme con lui abbiamo pregato, ci siamo divertiti, abbiamo condiviso scelte ed eventi importanti delle nostre vite.

Ci piace pensare che il nostro Gruppo, quello che si trova il Sabato mattina, sia nato proprio da una scelta di Robi. Quella di riprendere lo studio e la formazione, riempiendo le sue giornate di scuola, oltre che di lavoro in Gioc. Robi ci ha reso partecipi e coinvolto in questa scelta: ci parlava dei rapporti con i compagni e gli insegnanti, ci raccontava le interrogazioni, ripassava con noi le leggi della Meccanica e gli autori della letteratura. E così il percorso di Robi a scuola è diventato importante anche per noi.
C’era in noi orgoglio e consapevolezza della grandezza del percorso che Robi stava portando a termine. Avremmo voluto tanto che Robi lo prendesse, questo diploma.
Robi ci ha insegnato che la vita non è fatta di tappe prefissate e stabilite, ma che la formazione e la voglia di migliorare ci devono guidare sempre. Anche per noi, Robi è stato una continua scoperta.
Grazie, Signore, per averci dato Robi nel percorso del nostro Gruppo.

Doriana


Se ti avessi davanti ora ti chiederei: “Che cavolo hai fatto?".
Quella sera io, Marco e Claudio stavamo venendo a Redentore per l’adz. E per strada stavamo discutendo, scherzando e ridendo sul fatto che io non riuscissi a far scattare la chiusura centralizzata della macchina oltre una certa distanza, mentre Marco riusciva. Che cazzata, vero? Poi abbiamo girato l’angolo, siamo arrivati dal resto della zona e c’era un divario: un gruppo più grosso appoggiato al muretto e di fronte, altri che piangevano, si abbracciavano, si disperavano. Ho chiesto: “Che è successo?", facendo immediatamente sparire il sorriso dalle mie labbra, pronta ad assumere l’espressione grave che si riserba di fronte a chi prova un forte dolore; ma non immaginavo che anche io, avrei provato dolore e avrei pianto quelle lacrime amare, poco dopo.
Nessuno sapeva spiegarmi, nessuno poteva immaginare. Poi Benedetta in lacrime si è avvicinata, le ho chiesto come andava, se era successo qualcosa, e lei mi ha detto, con un filo di voce: “No, Tassi è morto!".
Sì, avevo capito benissimo. Eri morto. Che gelo, sai, che graffio di ghiaccio mi è scorso dentro, le gambe che tremavano, e in testa mi dicevo: “Avrà avuto un incidente… Anzi, no, magari ho capito male, non può essere!". Poi Roberta ha confermato. E’ calato il silenzio anche per noi sul muretto. Ho visto Claudio annerirsi in volto, e distanziarsi leggermente, crollando seduto davanti al cancelletto. E allora mi sono detta: “E’ proprio vero!".
Si sono avvicinate Susanna e Chiara, asciugandosi le guance, assumendo un tono severo, ci hanno annunciato: “Tassi è morto, si è suicidato. E’ sparito da ieri, e dopo averlo cercato, oggi è stato ritrovato dalle parti di Cuneo."
“Oddio," mi sono detta, “ma perché?". Non ci credevo, pensavo che tu non potevi fare una cosa simile, pensavo ti avessero ucciso, perché tu non eri capace di un simile gesto, non avevi motivo.
Molti hanno iniziato a piangere, si è parlato di te, dei tuoi bei gesti per noi, del Signore, di quanto è difficile avere fede in questi momenti, e alla fine della serata, mi hai distrutta. Sono crollata tra le braccia di Chiara, chiedendole perdono per la mia insensibilità che quel pomeriggio le avevo riservato, perché non sapevo e non avevo capito, e lei, nonostante tutto, mi ha accolta, mi ha asciugato le lacrime e mi ha fatto notare che anche io potevo sciogliermi se volevo, perché potevo.
Da quel momento le mie giornate sono cambiate, ho iniziato a confondere le mie esperienze quotidiane e a pensare continuamente a te, a chiedermi perché, a cercare di darmi delle risposte, anche assurde. E ho temuto di dimenticarti, di dimenticare il tuo viso, visto che non avrei più potuto rivederti. Ho cercato le tue foto sul sito della GiOC: ce ne sono veramente poche, perché eri quasi sempre tu a scattarle e non ti perdevi neanche un momento che non valesse la pena di essere ricordato.
Ho cercato di ricordare i nostri ultimi momenti insieme: il lavoro condiviso circa il percorso di fede della nostra zona, abbiamo fatto nascere una commissione, abbiamo contribuito a far crescere una sensibilità religiosa per alcuni militanti, l’appoggio e la disponibilità che hai sempre dimostrato con me, le tue mail di supporto, di ascolto, che mi rimettevano sui binari giusti quando perdevo un po’ il controllo, la preparazione del Primo Maggio, quante telefonate ti ho fatto, quanti impegni e pensieri aggiungevo al tuo lavoro enorme, il tropical party, il tuo invito al tuo matrimonio con Rosalba, che ti ho ringraziato, che abbiamo scherzato insieme perché Rosalba non era con te e ci aveva traditi per andare alla festa di Piossasco, fino all’ultima telefonata, di cui ti sono davvero grata. Grazie a quella telefonata mi hai permesso di chiarirmi con don Paolo, con un gesto banalissimo e come sempre disponibilissimo. Grazie, davvero.
Però, alla tua veglia di preghiera in me ha iniziato a venire su la rabbia. Ero angosciata all’idea di incontrare Rosalba, non sapevo se guardandola negli occhi avrei mai saputo ascoltare il suo dolore, senza che mi travolgesse, ma essendo per lei l’appoggio che tu sei stato per me negli anni. E ti ho odiato vedendo tutta quella gente. Ma che cavolo hai fatto? Come hai potuto non vederci mai. E poi continua a venire su in me il senso di colpa, il senso di responsabilità: come abbiamo fatto a non ascoltarti e capirti mai…
Una delle ultime cose che ci hai chiesto, ne sono sicura, è di guardare il cielo pensandoti, perché in un angolo, tu ci sarai. Sento che ci guardi, che mi guardi, sento che ancora ci sei, forte e presente.
Chissà se avremmo potuto aiutarti, se tra tutti quelli che eravamo avremmo potuto dividerci il tuo fardello, se solo ci avessi lasciato provare… Ma mi piace pensare che tu hai voluto proteggerci, col tuo altruismo che sempre ti ha contraddistinto.
Ti prometto che leggerò quel libro che mi hai lasciato qualche mese fa, forse per aiutarmi a ritrovare un po’ le motivazioni, forse volevi insegnarmi qualcosa di forte e importante, forse mi volevi spiegare come ritrovare nella storia di Cardjin il mio sentirmi militante in questo mondo. Grazie perché nonostante le tue fatiche, hai sempre avuto un occhio di riguardo per me.
Spero tanto che, ora, tra le braccia del Signore tu abbia ripreso a sperare, a vedere quella luce che ci permette oggi di non seguirti, nel tuo gesto.

Ti saluto con le parole di questa poesia che ho trovato:

Ti ameremo… per sempre
resterai in noi…
oltre ogni confine
in eterno ti porteremo dentro
dando valore ad ogni istante passato
sperando che il nostro pianto addolorato
giunga nell’immensa luce che ti avvolge
e consapevole del nostro infinito amore
perdonerai le mancate carezze
continuando ad accompagnarci
per… sempre.

Ci rivedremo, ne sono certa.
Claudia


Un amico muore: è come se dei passi si arrestassero...

E se invece fosse una partenza
per un altro viaggio?

Un amico muore: è come un albero che viene abbattuto...
E se invece fosse un seme
che germoglia in una terra nuova?

Un amico muore: è come una porta che si chiude...
E se si trattasse di un varco
che apre nuovi orizzonti?

Un amico muore: ed è come un coperchio di silenzio...
E se invece ci permettesse di ascoltare
l’incantevole musica di una vita che nasce?


Ci siamo ritrovati l'altra sera a Redentore per preparare la festa di zona, eravamo increduli e disperati. Abbiamo parlato di te e di tutte le cose che in zona facevi, il tuo lavoro silenzioso dietro le quinte era indispensabile! Abbiamo pregato e ci siamo chiesti "Perchè Signore?"
Adesso non ci è dato di capire, ma siamo certi però Gesù che nel tuo immenso amore avrai accolto Roberto accanto a te.
A noi che siamo qui aiutaci ad essere più attenti e a capire il bisogno di chi ci è vicino.

Chiara

Come volontari in servizio civile, abbiamo avuto modo do conoscere Roberto in questi mesi di permanenza in sede.
Per noi era un punto di riferimento importante, benché non fosse il nostro responsabile del progetto. Era lui che divideva le cose da fare tra di noi, avendo sempre l’attenzione di valorizzare le nostre capacità, ma anche di metterci alla prova in nuove sfide.
E anche nelle occasioni in cui sbagliavamo, riusciva a non arrabbiarsi, ma ad essere comprensivo e a spiegarci l’errore per migliorare.
Era costruttivo parlare con lui, perché da qualsiasi tema, emergevano, arricchendoci, le sue esperienze di vita e la sua cultura sia personale che legata agli studi.
Ed proprio in questi ultimi che a volte ci coinvolgeva chiedendoci un aiuto quando doveva prepararsi per un compito in classe o per un’interrogazione.
Sono tutte queste piccole cose che quotidianamente condivideva con noi, che ci mancano e ci fanno capire quanto fosse importante per noi.
Vogliamo quindi ringraziarti Signore per averci fatto conoscere Roberto, e ti chiediamo un aiuto per avere verso gli altri, le stesse attenzioni che lui ha sempre avuto verso di noi.
I volontari in servizio civile

Notizia inserita o aggiornata il 25/06/2007. Letta 3906 volte.

 

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