Consum-Attori
Alba (CN), 15 novembre 2006

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“Consum-attori”, questo il titolo della serata che  si è svolta mercoledì 15 novembre, presso il centro Giovani H zone, organizzata da Acli e GiOC in collaborazione con la Consulta del volontariato, Informagiovani, Quetzal e patrocinata dal Comune di Alba.

Obiettivo della serata era di presentare alcune riflessioni scaturite dalla ricerca-azione della GiOC “Tutto il resto” su giovani e consumi – di cui già si è detto su queste pagine – ma soprattutto presentare alcune esperienze concrete che già esistono e possono essere una risposta, seppure parziale ad alcune questioni.
È toccato alla sociologa Mariagrazia Santagati, coordinatrice della ricerca, illustrare alcuni dati a partire da tre filoni: l’identità dei giovani, l’educazione al consumo e la progettualità.
I giovani non sono tutti uguali, anche se spesso la maggior parte dei beni che possiedono non differenzia lavoratori e studenti, giovani di estrazione media e immigrati. I dati mostrano strategie di consumo differenti a seconda dell’età, del lavoro, della condizione abitativa. È tuttavia certo che soprattutto gli adolescenti cercano nelle cose che hanno un rafforzamento della propria identità, verso i coetanei e gli adulti. Ciò è dovuto anche al fatto che altre dimensioni hanno di molto perso la loro incisività: territorio, scuola, fede, cittadinanza non sono più così significativi nella costruzione di una identità forte.
Se il consumo è così centrale, allora, occorre chiedersi chi ha la responsabilità di aiutare i giovani a maturare la capacità di scegliere. Emerge la carenza di un mondo adulto che accompagni questa presa di coscienza: a parte la famiglia e il lavoro, non si riconosce nella scuola, nell’associazionismo e nelle parrocchie questo ruolo. Questo solleva diverse questioni e interroga ciascuno di noi sulla capacità di essere esempio, guida, modello.
Infine, il difficile passaggio alla vita adulta. Mostra insidie, incertezze, instabilità, ma nonostante tutto i giovani mostrano di essere capaci di progettare, sognando un lavoro stabile e soddisfacente, una casa di proprietà e una vita fatta di amicizie e di affetti saldi.

Il punto debole di questa generazione di giovani, allora, è che si guarda con tanta attenzione al mondo dei consumi perché manca il “resto” che dà valore alle cose. Mancano relazioni significative, luoghi in cui confrontarsi, crescere, agire. Accontentarsi di costruire un’identità con quello che abbiamo, però, non è la soluzione. Se da una parte occorre che istituzioni e società civile si interroghino sul ruolo educativo che hanno e sugli strumenti a disposizione per rispondere a questi bisogni, dall’altra una serie di iniziative sono già presenti. La serata, per questo, è stata anche occasione per presentare alcune opportunità in questo senso.

La prima esperienza presentata da SergioTaricco – presidente della Consulta albese del volontariato e presidente provinciale delle Acli– è stata quella di Banca Etica. Costituita come banca circa dieci anni fa, ha aperto il suo primo sportello a Padova e ora è presente anche a Torino. Pur essendo una banca a tutti gli effetti, l’esigenza primaria per cui è nata è avere un maggiore consapevolezza e responsabilità nella gestione del proprio denaro, in cui i fondi degli investitori siano utilizzati in attività eticamente corrette e che abbiano tra le loro finalità la realizzazione del bene comune.

Altra esperienza in crescita è quella del microcredito, uno strumento di sviluppo economico che permette l'accesso ai servizi finanziari alle persone in condizioni di povertà ed emarginazione. La difficoltà di accedere al prestito bancario a causa dell'inadeguatezza o della mancanza di garanzie reali e delle microdimensioni imprenditoriali, ritenute troppo piccole dalle banche tradizionali, non consente a queste attività produttive di avviarsi e svilupparsi libere dall'usura. I programmi di microcredito propongono soluzioni alternative per queste microimprese e in un certo senso sono paragonabili ai prestiti d'onore. Esperienze simili sono da qualche tempo attive anche a Cuneo e ad Alba attraverso la Caritas, dove si stanno avviando sperimentazioni simili, rivolti a famiglie immigrate o in difficoltà.

Se del commercio equo e solidale si sa di più, qualcosa occorre ancora dire dell’ultima esperienza presentata, la Lega consumatori, esperienza nata nel 1971 e promossa dalle Acli. Presente ad Alba nella sede locale della associazione, si propone di difendere il potere d'acquisto delle famiglie popolari; aggregare il consumatore, come persona e non solo l'individuo da tutelare nei suoi interessi economici, proporre un modello di sviluppo economico e sociale e una politica a dimensione d'uomo per tutti gli uomini a partire dagli ultimi.

Scelte diverse si possono fare e alcune buone idee sono già attive anche nella nostra città. Lo sforzo che la ricerca e la serata di dibattito hanno voluto fare è stato piuttosto quello di mettere in discussione e sollevare alcune questioni evidenti, ma a cui spesso sembra difficile dare una risposta.
Alcuni segnali ci sono, ora la palla passa a noi.


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Notizia inserita o aggiornata il 03/11/2006. Letta 1530 volte.

 

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