Redazionale GO 2/06 ![]() Catone diceva che «i ladri di beni privati passano la vita in carcere e in catene, quelli di beni pubblici nelle ricchezze e negli onori». C’è una legalità che passa dalle leggi, da uno stato capace di farle rispettare, da una polizia che persegue i trasgressori. Ma non basta. Perché il sistema funzioni, occorre anche che il cittadino creda nelle istituzioni, nel suo rispetto e nelle leggi concordate. Serve del buon senso per far funzionare una comunità. Intorno a noi sembra predominare uno stile per cui chi è più furbo è anche più stimato e ottiene i migliori risultati. Nel senso comune le, più o meno, piccole azioni di illegalità [come non pagare il parcheggio o il biglietto del bus, evadere le tasse o scaricare un cd] sono vissute come un riscatto verso presunte ingiustizie subite dallo Stato. Questa è la prova che non bastano le leggi e chi le deve far rispettare perché una società funzioni, serve un contributo in più: quello del cittadino, consapevole dei propri diritti, ma anche dei doveri che deve allo Stato. Senza questo presupposto, si ha un totale scollamento tra il sistema ufficiale ed uno sotterraneo, in cui valgono regole non dette. E sembra che oggi scuola, famiglia, parrocchia facciano ancora più fatica di un tempo a passare senso civico, spirito di convivenza, il buon senso che permette una vita onesta e in armonia con gli altri. Informazioni abbonamenti: go@gioc.org Notizia inserita o aggiornata il 05/07/2006. Letta 1686 volte. |
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